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Le donne della resilienza palestinese

Un viaggio di conoscenza attraverso alcuni dei loro nomi, dei loro volti e delle proprie storie.

A cura di Silvia Cipolli, psicoterapeuta e viaggiatrice

Cisgiordania, Territori occupati, West Bank. Abbiamo visitato Betlemme, Hebron, Nablus, Ramallah, Gerico, la Valle del Giordano, Gerusalemme, Jaffa. Villaggi come Nabi Saleh, Al Masara, AT Twani. Un viaggio “del cuore e della mente”, come recita il testo di AssopacePalestina per invitare alla partecipazione del viaggio. Siamo stati nei campi profughi di Balata e Aida e abbiamo incontrato comitati popolari per la resistenza non violenta, le famiglie, rappresentanti degli enti locali e Associazioni per la difesa dei diritti umani, ma anche pastori, beduini, artisti. E abbiamo visto anche le bellezze storiche di questa terra ricca di fascino e di dolore come il Monastero della tentazione, il Santo Sepolcro, la Cupola della Roccia…ma ho deciso di descrivere il mio viaggio attraverso le donne che abbiamo incontrato e la loro resilienza, la loro capacità di continuare a credere nella positività e a lottare per costruire un futuro migliore nonostante le avversità e di non perdere la propria identità sia come persone che come popolo.

Ramallah

FADWA BARGHOUTHI(al centro), avvocato e moglie di MARWAN BARGHOUTHI, considerato uno dei leader della prima e della seconda INTIFADA e assimilato alla figura di un “Nelson Mandela Palestinese”. E’ stato accusato dalle autorità militari israeliane di essere il leader di un gruppo terrorista(non ha partecipato a nessuna azione militare) ed è stato sequestrato il 15 aprile del 2002 a Ramallah. E’ stato processato e condannato per omicidio con 5 sentenze a vita . Barghouthi si è rifiutato di presentare una difesa alle accuse, ribadendo nel corso del processo che il Tribunale fosse illegale e illegittimo. E’ ancora in atto la campagna internazionale per la liberazione di Barghouthi , che è stata lanciata dalla cella di Nelson Mandela a Robben Island e tra coloro che fanno parte della campagna vi sono membri del Parlamento Europeo e diversi ex primi ministri di varie parti del mondo, sostiene la campagna anche il gruppo Israeliano GUSH SHALOM.
Fadwa è la voce di Marwan. Se non ci fosse stata lei, probabilmente il marito sarebbe solo un altro prigioniero palestinese dimenticato. Quando Marwan è stato sequestrato, Fadwa ha lasciato la sua pratica legale per costruire la campagna di Marwan per liberare i prigionieri palestinesi e ha portato questa storia in tutto il mondo. Fadwa non lotta solo per il marito, ma come lei dice “per me e per la fine dell’occupazione militare israeliana”. Ha cresciuto da sola i loro figli ed è impegnata nel movimento delle donne affinchè nella società palestinese le donne siano protagoniste e partner non solo nella lotta e nella sofferenza, ma anche nel processo decisionale. Si è da sempre battuta per elevare lo status delle donne palestinesi e sostiene anche il loro percorso di istruzione.

SUAD AMIRY, architetta e scrittrice palestinese. Nata a Damasco da madre siriana e padre originario di Jaffa. Cresciuta tra Amman, Damasco, Beirut e il Cairo. Dal 1981 insegna architettura alla Birzeit University e da allora vive a Ramallah, dove ha fondato il Riwaq, Centro per la difesa del patrimonio culturale e architettonico palestinese.
Tra il 1991 e il 1993 ha fatto parte delle delegazioni palestinesi per la pace in Medio Oriente negli incontri in USA. Ha all’attivo numerosi studi e pubblicazioni sull’architettura storica palestinese e si scopre scrittrice raccogliendo in un volume un diario “tragicomico” della vita quotidiana che tiene durante l’assedio al quartier generale di Arafat a Ramallah nel 2001/2 dal titolo SHARON E MIA SUOCERA(ed. Feltrinelli)

 

Villaggio Nabi Saleh (20 km da Ramallah)

 

AHED TAMIMI, una 17 enne attivista palestinese che si batte da sempre per i diritti del suo popolo. Definita una che” vale mille uomini”. Il suo volto e la sua storia sono diventate note in tutto il mondo perché aveva preso a schiaffi un soldato israeliano che insieme ad altri volevano entrare nella sua casa. L’avvenimento è stato ripreso dalla madre in un video che è diventato virale. Per questo, Ahed è stata arrestata nel Dicembre del 2017 con la madre e la cugina Nur e condannata ad 8 mesi di carcere, in cui è stata vittima di molestie e denigrazioni gratuite da parte delle guardie israeliane. È stata rilasciata nel luglio 2018 con la madre Nariman anche lei incarcerata. Ahed fin dal 2009 ha partecipato alle proteste del villaggio per chiedere la restituzione della fonte del villaggio, sequestrata dai coloni e dai soldati ed appartiene ad una famiglia da sempre protagonista nella lotta per i diritti del popolo palestinese. Il padre Bassem Tamimi è un leader del comitato popolare del villaggio; è stato in carcere diverse volte mentre il fratello della madre ed un cugino sono stati uccisi durante le proteste.
Il volto di Ahed è stato ritratto(vedi foto) anche sul muro costruito dagli israeliani e che si annette parte del territorio occupato palestinese, dividendo la strada principale che da Gerusalemme arriva a Betlemme. Dietro il murales c’è la mano dell’artista italiano Jorit Agoch, anch’egli arrestato a seguito di questa opera.

 

Valle del Giordano - Villaggio Al Masara

 

WiJDAN ZAHWARE, maestra e una delle fondatrici dell’asilo nel Centro culturale di AL Shmaah.
Nel 2016 è stato aperto l’asilo in cui bambini tra i 3 e i 6 anni, provenienti da famiglie numerose dei 10 villaggi nella zona tra Betlemme e Hebron, frequentano per 5 giorni alla settimana. L’asilo offre ai bimbi uno spazio educativo e ricreativo sicuro, un modo per vivere una dimensione di ”normalità infantile” e lascia alle loro madri del tempo da dedicare ad attività di studio e di lavoro, promuovendo il processo di emancipazione e il rafforzamento dei legami comunitari.

 

Le sorelle resistenti: FADEYE, 84 anni , NIMEH , 68 anni vivono in una casa isolata tra Ramallah e Nablus. In quell’area, dal 1967( anno di occupazione militare), parecchie terre sono state confiscate dall’esercito israeliano per costruire le colonie di Giva’t Haro e Ma’aleh Labunah. I coloni cercano di attaccare la casa e le sorelle mentre lavorano la terra, terrorizzandole per obbligarle ad andarsene e prendersi la casa e la terra, ma loro le sorelle resistenti non demordono, “questa è la nostra casa e la nostra terra, qui resteremo”.

 

Bourin secondary school. Bourin (sud di Nablus)

 

YASMEEN Al NAJJAR, una ragazza di Bourin di 22 anni che a 3 anni ha perso una gamba a causa di un incidente e da allora ha cambiato 8 protesi. A soli 17 anni, insieme a Mutassem Abukarsh(di Gaza), anch’egli con un arto amputato a seguito di un bombardamento israeliano, ha scalato la vetta del Kilimanjaro piantando sulla cima la bandiera palestinese! Yasmeen ci accoglie sorridente e racconta del suo sogno di scalare il Kilimanjaro, malgrado la sua disabilità, e della sua gioia quando ha potuto issare la bandiera palestinese . Ci dice anche con grande rammarico di essere stata in grado di scalare il Kilimanjaro ma di essersi potuta allenare sulle colline intorno al suo villaggio perché queste sono state confiscate dall’esercito israeliano e in modo illegale coloni ebraici si sono stabiliti in questa area e spesso partono per arrivare al villaggio ed aggredire la popolazione palestinese quando non assaltano e distruggono alberi di olivi. Yasmeen è venuta già in Italia con AssoPacePalestina e le è stato assegnato un premio per il suo coraggio insieme ad una ragazza israeliana che si è rifiutata di servire nell’esercito israeliano.

 

Gerusalemme

NORA KORT, fondatrice nel 2010 del museo di Wujoud a Gerusalemme nel quartiere cristiano.
Wujoud in arabo significa”esistenza”e infatti questo Centro culturale si propone di conservare e preservare mobili, oggetti, manufatti della tradizione palestinese. Il palazzo che ospita il museo è un edificio storico che ha avuto diverse destinazioni d’uso nei secoli ed è stato chiuso per molti anni diventando ricettacolo di immondizie. Con una incredibile determinazione e forza Nora insieme ad altre donne è riuscita a farsi affidare dal patriarcato della chiesa greco-ortodossa l’antica casa che si affaccia da un lato sulle piscine dei profeti e dal 2010 , nonostante tutte le sfide finanziarie, politiche e comunitarie, continua a restare aperto e ad accogliere diversi ospiti che desiderino conoscere la tradizione e la storia del popolo palestinese della città vecchia di Gerusalemme. Con orgoglio Nora ci mostra una teca del museo dove convivono insieme volumi storici della la Bibbia, la Torah e il Corano.
All’interno del museo c’è anche una caffetteria gestita da donne ed è possibile pranzare (piatti palestinesi ottimi) e fare visite guidate.

 

Asso Pace Palestina


LUISA MORGANTINI, è stata parlamentare e vicepresidente del Parlamento Europeo dal 1999 al 2009 e da sempre è sensibile ai temi sociali e in particolar modo alla tutela dei diritti umani.
E’ stata sindacalista nella Federazione lavoratori metalmeccanici a Milano e Roma .
E’ tra le fondatrici della rete internazionale DONNE IN NERO CONTRO LA GUERRA E LA VIOLENZA. Fortemente impegnata per la pace e il riconoscimento di giustizia , diritti e libertà in Palestina,
nel 2013 ha fondato l’associazione AssoPacePalestina e grazie a lei e ai viaggi di conoscenza che organizza ogni anno, persone come me e come voi, possono entrare in contatto con i luoghi e le storie del popolo palestinese, uomini e donne, ragazzi e bambini e la loro resilienza.
E’ tra le 1000 donne nel mondo che sono state candidate al Premio Nobel per la Pace.
Grazie.


Per informazioni riguardo ai viaggi e ai progetti che l’Associazione promuove e sostiene,
visitare il sito www.assopacepalestina.org
o scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.