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Caos Calmo

Recensione di: Gabriella Parca

Come ne “La stanza del figlio”, il più bel film di Nanni Moretti, anche in questo “Caos Calmo” - in cui il regista è Antonello Grimaldi e Moretti il protagonista - il racconto cinematografico prende l’avvio da un avvenimento drammatico e molto doloroso: lì è la morte in mare del figlio-ragazzo,

qui è la morte della giovane moglie del protagonista che si spiaccica al suolo cadendo dall’alto. Le reazioni dei familiari sono però completamente diverse, e proprio in questo sta la diversità dei due film. Nel primo, la vita dei genitori e della sorella è sconvolta nel modo più credibile e naturale, tanto da coinvolgere lo spettatore in questo dolore senza fine, in questa tragedia inaccettabile, come sempre è inaccettabile nella realtà la morte di un figlio.

Insolita è la reazione del marito-vedovo e della figlia-bambina in “Caos Calmo”, tratto dal romanzo di Sandro Veronesi. Le loro emozioni sembrano congelate. Unico segno che la tragedia ha toccato l’uomo è un comportamento decisamente fuori dal comune: egli abbandona i suoi impegni di manager e passa il suo tempo su una panchina davanti alla scuola della figlia, che accompagna regolarmente ogni giorno e alla quale si dedica completamente. Da questo osservatorio guarda il mondo a portata di vista: una ragazza che porta a spasso il cane, un bambino down accompagnato da una giovane donna… Poi i suoi amici lo vanno a trovare e, stupiti dalla sua calma, riversano su di lui i loro problemi, mentre gli affari della società vanno piuttosto a rotoli. Ma quello che stupisce, è che non affiora mai un ricordo, un pensiero, un rimpianto della moglie morta, che in fondo gli si rivela una sconosciuta quando qualche sprazzo di luce gli arriva dal di fuori.
In questo quadro in cui l’erotismo non esiste, s’inserisce l’episodio di sesso che ha fatto tanto parlare di sé e ha suscitato la condanna di un Vescovo. In realtà, l’episodio può essere giudicato scandaloso se si guarda alla sessualità solo al fine procreativo e la si demonizza per tutto il resto. Mentre nel film ha un senso ben preciso: il protagonista in quel momento torna alla realtà dalla sua lunga assenza, e ci torna in un modo del tutto fisico, carnale. Semmai dispiace, e lascia una sensazione di freddezza, il fatto che la moglie morta sia davvero “scomparsa”, per sempre, senza lasciare traccia. E’ quella stessa sensazione che proveremmo se dimenticassimo di portare un fiore sulla tomba di una persona cara.