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L'amore assassino - Storie di madri che uccidono

di: Rosella Simone ed Ermanno Gallo
Editore: Piemme
EAN: 2570060092553
Pagine: 287
Recensione di: Teresa Pallucchini

L'amore assassino - Storie di madri che uccidono un libro di Rosella Simone ed Ermanno Gallo - Edizioni PIEMME
E' un testo che si legge in maniera vorace, con un coinvolgimeno emotivo fortissimo, specialmente in un’ottica femminile. La peculiarità del libro, scritto da una giornalista e da un narratore, consiste nel non essere un saggio, un romanzo, un testo letterario in senso classico ma tutte queste cose insieme per poter entrare in storie realmente accadute, di madri che uccidono i propri figli, senza il rischio di entrare in collusione con aspetti scandalistici e di giornalismo deteriore.

Mi è sembrato felice il registro scelto per riuscire ad analizzare un fenomeno complesso ed inquietante, dove la parte scientifico-saggistica (riferimenti alla criminalogia, alla psichiatria, alla psicoanalisi, al diritto) puo’ dare indicazioni ma mai risposte esaustive.

La ricostruzione di molti casi reali ma trasfigurati nel racconto letterario si legge con emozione fortissima, con una risonanza emotiva legata anche a paure inconsce, a fantasmi del femminile.

Da molti anni la psicoanalisi ha incentrato il suo interesse anche sul legame madre-figlia, andando oltre il vertice osservativo delle problematiche edipiche.
Nella premessa si parla del dramma delle madri assassine “senza tempo e senza confini”, dove l’infanticidio è stato storicamente spiegato come una necessità, un controllo delle nascite in situazioni di difficile sopravvivenza.
E dicono gli autori: “…lo scopo forse ambizioso è di individuare un filo conduttore non solo patologico ma sociale, ideologico, culturale, storico ed economico comune ai vari casi estrapolandoli da un atto - il figlicidio - considerato moralmente inpiegabile ed imperdonabile”. La mia sensazione è che questo scopo sia riuscito perchè un argomento cosi complesso non puo essere racchiuso in categorie riduttive e nello stesso tempo la sensibilità di oggi, fortemente legata ai diritti dell’individuo, fa fatica a capire un fenomeno che è “impensabile”.
Dal punto di vista storico gli autori denunciano la situazione di totale mancanza di diritti del bambino in molti paesi sottosviluppati (i bambini guerrieri, i bambini che sono fatti prostituire, i bambini usati per il mercato degli organi, i bambini sottoposti a sevizie ecc) e vedono al contrario i bambini dei paesi “ricchi”, dove il figlio spesso diventa centrale nella famiglia nucleare, al punto di poter parlare di “abuso” per troppo amore.
Quali sono le cause nella nostra società, i motivi profondi ed inconsci per cui questi bambini amati, accuditi, estremamente seguiti si possono trovare in una situazione di annullamento estremo, uccisi dalla propria madre?
Il quadro di sostegno sia psicologico sia economico alla madre è ancora largamente insufficiente, la chiesa “nega alla donna di accedere ad una maternità desiderata” (dicono gli autori), insomma è chiaro che in occidente ed anche in Italia le contraddizioni tra una maternità enfatizzata ed una negata sono moltissime.
Nel libro accanto a casi di difficoltà economiche o di supporti famigliari dove si arriva all’infanticidio si ricostruisce anche il caso di una nobile ricca che uccide il figlio perchè “Una madre non puo’ lasciare il suo piccolo solo e indifeso di fronte alle ingiurie del mondo”.
La psicoterapeuta Marinopoulos nel libro “Nell’interno delle madri”, frutto di un lungo lavoro con madri in attesa, dice che essere madre non è un dato biologico e che un figlio deve essere pensato, ma sottolinea che non si concepisce un bambino senza un contesto di attesa affettivo e all’interno di una speranza di progetto parentale, dice anche che l’istinto materno non basta.
Se Nivoli racconta che nel 1998 i casi di omicidi avvenuti in famiglia sono stati 128, di cui 17 i casi di figlicidio e denuncia un continuo aumento di maltrattamenti contro i minori, un altro fenomeno preoccupante denunciato dalle ostetriche è che “le madri non sanno piu maneggiare i figli, un silenzio del femminile materno che deve avere le sue ragioni”.
Oltre a vari motivi che portano a sentire la maternità come un disvalore pensiamo anche alle tendenze della postmodernità (perfezione anche estetica – nuove tecnologie per procreare – madre bionica ecc.) che ha portato ad uno scenario inquietante, allontanando l’aspetto della materialità e della naturalità nell’area del diventare madre.

Attraverso un esame di molti casi reali ma reinventati dalla scrittura narrativa gli autori ipotizzano varie prospettive per capire questo fenomeno delle madri assassine, e nella postfazione è sottolineata una sospensione di giudizio sulle difficoltà di pronunciarsi di fronte all’infanticidio ed al figlicidio: “è un fenomeno individuale e sociale con radici ancestrali, mitologiche dimostrate, che necessita più che di giudizi e condanne, di comprensione sostegno e conoscenza”.
Naturalmente dietro molti di questi delitti troviamo il problema della malattia mentale, molte madri infanticide sono state considerate incapaci di intendere e di volere, il rischio è però di ricadere nel dilemma penalizzazione/psichiatrizzazione.
Per capire se questo dilemma è inevitabile gli autori ricorrono alle categorie interpretative di Resnik (figlicidio altruistico, a elevata componente psicotica di un figlio indesiderato, accidentale per vendetta sul coniuge) ed ampliano anche ad altri autori la disamina della motivazione e la ricerca delle cause.
Lo sforzo di uscire dal dilemma carcere/ospedale psichiatrico, ipotizzano gli autori, si risolve attraverso percorsi di prevenzione e di aiuto, avendo riconosciuto che per molte madri col parto “si abbatte la paura dell’ignoto”
Non posso analizzare tutte le problematiche relative ai casi trattati che spaziano a livello temporale - Francia del 1800 - e spaziale - dall’Europa agli Stati Uniti - quasi a voler rintracciare un filo rosso in questi drammi della maternità.

La prima sezione del libro, dedicata al figlicidio altruistico, viene rappresentata nelle parole di una psicoterapeuta francese M. Benhaim “Quando l’amore è estremo, totale si approssima alla morte”, dove è fondamentale la teorizzazione dell’ambivalenza materna (amore/odio fondante di tutta la psicoanalisi): i due casi riportati, diversi per zone geografiche e per contesti sociali, sono accomunati dal dover salvare il bambino dai mali del mondo e si concludono con un suicidio materno a testimoniare l’intreccio indissolubile madre/ figlio.
Nei tre casi successivi il figlicidio viene connotato da problematiche psicotiche, da life stressor come definisce Mastronardi queste mamme che uccidono per allucinazioni, per malinconia psichica, per depressione post-partum (questa interpretazione mi sembra tranquillizzare le persone perchè il coinvolgimento emotivo è tenuto a bada da una diagnosi psichiatrica, spesso molto complessa e non sempre concorde da parte dei vari consulenti).

La terza sessione “Ti butto via” racconta di uccisioni di figli indesiderati (o legati ad esperienze extraconiugali o perchè spesso la maternità è legata ad un fenomeno di non accettazione di sè a livello di trasformazione fisica), anche qui possono intervenire problematiche di stampo psichiatrico. Colpisce il caso di una donna trentenne, non omicidio classico ma annullamento della persona che viene sequestrata dai genitori da quando ha compiuto 14 anni, non sono chiari i motivi di questo allontanamnto dal mondo, ma tra le due donne esiste “un legame selvaggio, primitivo come se (la figlia) non si fosse mai staccata dall’utero, come se non fosse mai riuscita davvero a nascere. “

Nella successiva sessione ”Piccoli demoni” vediamo la sindrome del bambino maltrattato, madri che impongono sofferenze e violenze, madri abusatrici, o per ignoranza, o per invidia del figlio/a, o perchè ricorrono a sostanze che alterano la personalità.
I casi piu inquietanti, forse poco conosciuti, sono legati alla sindrome di Munchausen, genitori che uccidono lentamente i figli con diete sbagliate o medicine inadatte.

Le ultime sessioni (che riguardano il figlicidio per vendetta contro il marito, l’uccisione del figlio per motivi economici, l’infanticidio plurimo ed il rapporto con i media di alcuni processi ) riportano casi molto noti al pubblico - quali Erba e Cogne - e mi sono sembrati meno suggestivi rispetto alla prima parte del libro, forse perchè motivazioni tipo vendetta/gelosia o interessi materiali sembrano più comprensibili e realistici degli aspetti che sono stati toccati in altre parti (dove l’impensabile o l’indicibile sembrano connotare i problemi affrontati e l’area è collegata fortemente ad aspetti inconsci).

Vorrei lasciare al lettore l’incontro con queste madri dove il problema della instabilità psichica viene catalogata come turbe identitarie, aprendo un complesso discorso sulla responsabilità individuale e su una una possibile deresposabilizzazione penale .
Vorrei ora citare alcuni autori che mi sembrano particolarmente incisivi su aspetti toccati dal libro
- Racamier “L’amore materno è ambivalente. Il neonato o il lattante viene recepito dalla madre al contempo come diverso e come consustanziale: da un lato come “altro”, dall’altro come un possesso e un fantasma materializzato”
- Garapon “Il meccanismo sacrificale è insito in ogni processo… il suo scopo non è garantire l’imputato ma fornire una vittima attraverso il rituale giudiziario… si crea un capro espiatorio che esorcizza il male oscuro della società ”
- Pingeot “In queste madri che congelano i figli c’è un desiderio di rinascita. Metterli nel congelatore dopo averli uccisi significa eludere la morte e porli in una zona di eternità ”
Come si può capire da queste citazioni le problematiche affrontate sono molteplici e complesse, dall’area psicologica al discorso giuridico.
Dicono gli autori: “è fondamentale che il figlicidio esca dal pregiudizio e dall’esclusivimo degli addetti ai lavori, che l’analisi si propaghi dalla dimensione storica, sociale, economica e politica” questo libro è indubbiamente un prezioso ed importante contributo in questo senso.


Presentazione del libro L'amore assassino - Storie di madri che uccidono
di Rosella Simone ed Ermanno Gallo

Giovedì 20 marzo ore 18,30
Ne parleranno, Teresa Pallucchini e Maria Alessio Montesano
Saranno presenti l'autrice e l’autore

Centro Probemi Donna - Consultorio Laico Autogestito
Via Silvio Pellico, 6 - 20120 Milano Tel. 02 861145