Per questo motivo è necessario sottoporre tutte le gravide a frequenti esami delle urine a ad urinocoltura (raccogliendo sterilmente a metà minzione un campione di urine delle prime ore del mattino). In caso di urinocoltura positiva deve essere instaurata per 7-10 giorni una terapia impostata sul’antibiogramma, con ripetizione dell’urinocoltura 10 giorni dopo il termine del trattamento.
La cistopielite colpisce la donna gravida più frequentemente tra la 18a e la 30a settimana di gestazione; si verifica nell’1-2% circa delle gravide, con una predisposizione in quelle pazienti che hanno sofferto di nefropatie, di cistiti o cistopieliti, che hanno avuto episodi di batteriuria asintomatica oppure che sono portatrici di anomalie a carico dell’apparato urinario e nelle pazienti portatrici di calcoli renali.
La malattia è caratterizzata da una triade di sintomi non obbligatoriamente sempre associati: dolore lombare con irradiazione verso la regione inguinale e la radice della coscia; febbre; piuria con urine torbide, contenenti muco, pus, elementi di sfaldamento e batteri.
Spesso sono presenti pollachiuria, stranguria e urgenza. Se trascurata, la cistopielite può comportare gravi ripercussioni per estensione al parenchima renale (pielonefrite) e compromissione talora irreversibile del rene stesso.
La cistopielite in gravidanza può essere responsabile di aborto, morte endouterina, iposviluppo fetale e parto prematuro.
La terapia in gravidanza si fonda sul ricovero ospedaliero, sul ricorso ad una dieta semiliquida (per migliorare la diuresi), sull’uso di antibiotici a largo spettro, sull’uso di antispastici e analgesici.