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I dolori che ci cambiano. Quando soffrire aiuta a crescere

di: Anna Salvo
Editore: Mondadori
EAN: 9788804619321
Pagine: 204
Recensione di: Teresa Pallucchini dal libro di Anna Salvo

La psicoanalista Anna Salvo è  autrice di molti libri su casi clinici, rivolti ad un pubblico ampio, non solo di addetti ai lavori. Al racconto di percorsi psicoterapici introduce riflessioni teoriche, ma  la qualità letteraria  rende il suo lavoro di facile lettura ed è prezioso per capire il senso di situazioni dolorose dove le lettrici possono proiettarsi.

Consiglio il suo ultimo libro  “I dolori che ci cambiano”, dove  viene analizzato  un doppio aspetto del dolore: la difficoltà del parlarne pubblicamente (osceno-fuori scena) ed invece un deprecabile uso spettacolarizzato di tipo televisivo.
Come si può parlare del dolore entrando in contatto con i nostri vissuti drammatici senza scadere in un uso improprio del sentimento? Se gli altri libri presentavano casi clinici rimaneggiati qui Anna Salvo racconta la propria esperienza di paziente con un tumore al seno. Nel poter parlare di sé, della sua malattia, delle sua ansie e paure  l’autrice intraprende un percorso di risalita e diventa protagonista della sua storia vissuta attraverso la scrittura ( “le parole per dirlo”).
Il lavoro psicoterapico è  basato  sull’ascolto, per cui è una difficile scommessa il passaggio dell’autrice a parlare di sé e della sua malattia. L’autrice raccontando la sua storia entra nel suo dolore e ci permette di capire come la sofferenza comporta una trasformazione, rifacendosi ad una nota citazione di Freud : “ Dopo ogni guerra si ricostruisce”, dopo la distruzione la ricostruzione.
Le altre storie  prese da pazienti hanno come temi la morte della madre, l’abbandono coniugale, la perdita  del lavoro, da situazioni dolorose,  da sconvolgimenti della vita, da grandi frustrazioni  i protagonisti ne escono trasformati.
Scopo del libro è togliere il dolore dalla rimozione, “mi indigna il fenomeno diffuso, quasi sociale dell’esilio e dell’ombra in cui il dolore viene costretto”. Dalla afasia, dalla mancanza di parole dobbiamo riuscire a trovare un modo per esprimere il dolore che ci ammutolisce e ci annienta.
Naturalmente l’esperienza del dolore non garantisce la scoperta di nuove parti di noi che devono essere attivate per la elaborazione dei lutti e delle perdite che i casi clinici ci hanno presentato.
“Il dolore sembra fermare la notte, sembra non lasciare intravedere il farsi dell’alba…il dolore non è un maestro…è il nostro modo di attraversarlo che riesce a conquistare una qualche luce…”  queste parole ci dicono cosa voglia essere questa testimonianza letteraria.
 
La psicoanalista Anna Salvo è  autrice di molti libri su casi clinici, rivolti ad un pubblico ampio, non solo di addetti ai lavori. Al racconto di percorsi psicoterapici introduce riflessioni teoriche, ma  la qualità letteraria  rende il suo lavoro di facile lettura ed è prezioso per capire il senso di situazioni dolorose dove le lettrici possono proiettarsi.
Consiglio il suo ultimo libro  “I dolori che ci cambiano”, dove  viene analizzato  un doppio aspetto del dolore: la difficoltà del parlarne pubblicamente (osceno-fuori scena) ed invece un deprecabile uso spettacolarizzato di tipo televisivo.
Come si può parlare del dolore entrando in contatto con i nostri vissuti drammatici senza scadere in un uso improprio del sentimento? Se gli altri libri presentavano casi clinici rimaneggiati qui Anna Salvo racconta la propria esperienza di paziente con un tumore al seno. Nel poter parlare di sé, della sua malattia, delle sua ansie e paure  l’autrice intraprende un percorso di risalita e diventa protagonista della sua storia vissuta attraverso la scrittura ( “le parole per dirlo”).
Il lavoro psicoterapico è  basato  sull’ascolto, per cui è una difficile scommessa il passaggio dell’autrice a parlare di sé e della sua malattia. L’autrice raccontando la sua storia entra nel suo dolore e ci permette di capire come la sofferenza comporta una trasformazione, rifacendosi ad una nota citazione di Freud : “ Dopo ogni guerra si ricostruisce”, dopo la distruzione la ricostruzione.
Le altre storie  prese da pazienti hanno come temi la morte della madre, l’abbandono coniugale, la perdita  del lavoro, da situazioni dolorose,  da sconvolgimenti della vita, da grandi frustrazioni  i protagonisti ne escono trasformati.
Scopo del libro è togliere il dolore dalla rimozione, “mi indigna il fenomeno diffuso, quasi sociale dell’esilio e dell’ombra in cui il dolore viene costretto”. Dalla afasia, dalla mancanza di parole dobbiamo riuscire a trovare un modo per esprimere il dolore che ci ammutolisce e ci annienta. Naturalmente l’esperienza del dolore non garantisce la scoperta di nuove parti di noi che devono essere attivate per la elaborazione dei lutti e delle perdite che i casi clinici ci hanno presentato.
“Il dolore sembra fermare la notte, sembra non lasciare intravedere il farsi dell’alba…il dolore non è un maestro…è il nostro modo di attraversarlo che riesce a conquistare una qualche luce…”  queste parole ci dicono cosa voglia essere questa testimonianza letteraria.