LAURA
La filosofia e la pratica delle “politiche” delle quote rose, vuole essere una provocazione e una sfida per rompere l’emarginazione discriminazioni e il sessismo, inteso come uso sessuale delle donne con la violenza, con i soldi ed il potere. Il modello arriva dalla Norvegia e dalla Svezia che hanno nella emancipazione femminile una “storia” diversa da quella dei Paesi latini come il nostro.
Sicché, usando il linguaggio maschile, si può dire che la “paternità” delle “quote rosa” spetta ai Paesi nordici. Le protagoniste sono Gudrun Schyman , svedese, di umili origini divenuta leader del Partito della Sinistra, Berit As, norvegese professore di psicologia s ociale presso l'Università di Oslo, la prima donna norvegese diventata leader del partito socialista. Donna dal forte carisma e di sicura cultura femminista ha introdotto le quote in politica come strumento che consente la partecipazione alle minoranze, garantendo ad esse una soglia minima, riuscendo negli anni Ottanta a far introdurre il sistema delle quote nella Costituzione.
Ma alla domanda di fondo se le quote, da sole, garantiscano una nuova politica, la risposta non è positiva. Per una politica di governo non bastano solo i numeri, che pure contano.
Le donne in politica che rappresentano il genere femminile non sono i capi di governo come Margareth Thatcer, o ministri degli esteri con Susanna Agnelli, o i ministri all’istruzione come la Gelmini, nè mogli figlie amanti e parenti dei capi - partito portate a consolidare il potere di famiglia, come avveniva nei clan medievali, ma sono quelle che hanno in mente una diversa politica ed hanno i numeri ed il carisma per sviluppare un vero cambiamento degli obiettivi nel contesto dato, che ha a che fare con globalizzazione.
Nelle realtà statali del Nord-Europa, che tuttavia hanno piccole dimensioni territoriali e una popolazione numericamente compatibile con le risorse territoriali, la politica al femminile ha sviluppato provvidenze, servizi sociali distribuiti capillarmente. scuole efficienti per i maschi e le femmine, un sistema di diritti civili che garantisce la libertà, un’attenzione alla “persona” ai suoi bisogni.
In quei Paesi, le “quote rosa” non sono un campagna femminista solo in politica, ma anche in ogni altro centro decisionale: nelle imprese e in qualsiasi ente pubblico o privato.
Anche da noi si sta discutendo il parlamento la legge sulle quote rosa nei c.d.a. delle società quotate, ma ... alla gattopardo: cambiare, per lasciare tutto uguale.
Svezia e Norvegia, che non fanno parte dei Paesi euro, con una politica impostata al femminile, sono riuscite a scrollarsi di dosso la crisi del 2008 e i suoi effetti, sfruttando sia le fasi positive che le fasi negative attraversate dai mercati, rivalutandosi del 10% circa nel corso degli anni 2010/2011.
Rossella, autodidatta che da pensionata passa gran parte del suo tempo a leggere, ha letto che qualche analista finanziario, in questo momento di crisi per noi, suggerisce investimenti in corone danesi e svedesi.
Insomma, tutte sono d’accordo che le “quote rosa” possono rappresentano la opportunità per molte donne che hanno studiato. brave, con talento, voglia, energia, impegnate spesso più degli uomini. di avere uno spazio nei posti di potere ad ogni livello per promuovere un nuovo e sano rapporto tra individui in modo che, nella differenza di genere, ciascuno abbia pari diritti e pari opportunità. Ma se questa pratica, delle quote rosa, diventa un espediente per consolidare potentati economici e di potere, nella destra e nella sinistra nazionale e internazionale e tra le stesse donne, in relazione alle tematiche da affrontare al modo di prendere le decisioni alle forme organizzative, essa appare un discorso inutile.
Sara ricorda un episodio raccontato sua madre, che risale agli anni sessanta quando partecipava al “femminile” del partito socialista a Milano. Il Femminile constatava non era interpellato dai compagni di partito quando si dovevano decidere gli incarichi. In una riunione di partito, avevano proposto la nomina automatica di una donna del femminile nelle commissioni decisionali.
Inaspettatamente, la domanda è stata accolta dal responsabile del “cittadino” che era Claudio Martelli, e la mamma di Sara era diventata presidente della “Commissione nomine” di partito negli Enti milanesi. Quando ha riunito la Commissione sono arrivati un ferroviere e due funzionari di partito, ma nomine erano già state fatte dai vertici.
La situazione politica non era ancora matura per le quote. Lo è adesso?