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ANCORA SULLE PENSIONI

di A. Scarano

Vi ricordiamo, care amiche, che entro una decina giorni, se siamo dipendenti di imprese private, dobbiamo scegliere dove destinare il nostro Trattamento di Fine Rapporto.
Se non scegliamo, il nostro T.F.R, andrà a finire nei "fondi di categoria".
Ricordiamoci che i soggetti che gestiscono i fondi dove andrà a finire il nostro trattamento di fine-rapporto, sono le banche o le assicurazioni.

Come dire che i soldi della nostra liquidazione, quella parte di retribuzione di cui potevamo disporre come cuscinetto sociale tra la cessazione di un lavoro e l'inizio di un'altro o alla cessazione dell'attività lavorativa, diventa "roba dei gestori". Formalmente il fondo pensione é intestato a "te", ma sostanzialmente viene gestito da "loro", e viene gravato di costi di gestione. Il timore è che la qualità della gestione in Italia non eccelle, anzi. Basta leggere ogni anno il rapporto su "fondi e sicav (Società di Investimento a Capitale Variabile)" di un pregiato e mai contestato ufficio studi di Mediobanca.

Dobbiamo quindi diventare conoscitori del linguaggio nel mare tempestoso della finanza, dove alle "secche" succedono spesso e volentieri grosse "burrasche".

Dobbiamo imparare il significato delle parole tecniche nelle quali si sostanzia la questione dei fondi su cui far confluire il nostro trattamento di fine rapporto: "fondo negoziale", "fondo chiuso", "fondo aperto, "montante", "benchmark", "gestione attiva", gestione passiva, "commissioni fisse, variabili", "rendita" e 1000 altre.. oppure fidarci delle banche, delle assicurazioni, dei consulenti!

Nel precedente sistema di tendeva ad avere una pensione pari all'80% dell'ultimo stipendio. Si è detto, così non si poteva andare avanti, perché l'INPS, tra pensioni vere, pensioni d'anzianità, prepensionamenti, cassa integrazione ed altri oneri assistenziali, non ha più risorse. Si trascura di precisare che l'INPS é stata appesantita da "politiche" tragicamente sbagliate e da istituti penosamente in via di dissesto.
Una riforma era certo necessaria, e l'esempio del tfr evidenzia tutta la maestria della politica italiana.

Vediamo in dettaglio

Il dipendente privato che andrà in pensione quando il processo riforma sarà a regime, secondo i calcoli previsionali, potrà aspirare in media ad una pensione pari al 50% dell'ultima paga, Nel frattempo, ci sarà un periodo transitorio, durante il quali i lavoratori beneficeranno di un regime misto contributivo/retributivo.
I giovani che adesso lavorano con un posto fisso (tralasciamo di parlare di lavoro precario), avranno in trattamento pensionistico inferiore di un secco 30% rispetto ai loro padri (che andavano in pensione con l'80 dell'ultima retribuzione).
Vediamo di ipotizzare il caso di un lavoratore/trice la cui paga sia 1.550,00 euro/mese che poi, per 13 mensilità, fanno 20.452,00 euro lordi l'anno.
La nuova aliquota contributiva ai fine della pensione é del 41,91% cioè, la somma di 33% (vecchia aliquota INPS) + 6,91% (tfr) + 2% (considerando una quota opzionale lavoratore/datore di lavoro media del 2%)
Calcoliamo ora il patrimonio che risulterà dopo 40 anni di sudata contribuzione.
Nel calcolo prevediamo una carriera non sfolgorante (+1,5% di miglioramento salariale/annuo) ed una piccola rendita del 2% annuo.
Alla fine dei quarant'anni di lavoro, però per la "magia" dei tassi composti, il tesoretto non é poi così misero. Fa la bella cifretta di 675.845,00 euro (più di un miliardo di vecchie lire).
Gli specialisti chiamano questa prima fase "periodo di accumulo".
Alla fine dei quarant'anni di sudato lavoro, la retribuzione, per effetto del piccolo incremento annuo dell' 1,5%, passa da 1.550,00 euro/mese a 2.812,00 euro mese ovvero 36.552,00 euro/anno.
Se dovessimo calcolare la rendita perpetua del 70% dell'ultimo stipendio, incrementato sempre dell'1,5%, la massa finanziaria occorrente basterebbe a coprire almeno 27 anni di pensione: L'attesa di vita dopo la pensione è tra i 13 anni per gli uomini ed i 19 anni per le donne.
Morale: il lavoratore/lavoratrice che accumula per tutta la sua vita lavorativa le percentuali di reddito che abbiamo detto, non avrebbe dunque problemi, anzi del patrimonio accumulato ne avanza ancora una bella fetta!
Poiché le tabelle dicono che la pensione sarà solo circa il 50% della ultima retribuzione, vi è la matematica certezza (statistica) che chi ha lavorato per quarant'anni, riceverà solo una parte, e non grande, di ciò che ha forzosamente, per legge, consegnato alla gestione delle banche ed assicurazioni.
La differenza, resta patrimonio delle banche e della assicurazioni.

Vi lasciamo con uno stimolo: potrete verificare su in "internet", andando a vedere lo scandalo dei fondi pensione in Inghilterra. L'Autority inglese, analoga alla Consob italiana, ha pescato con le mani nella marmellata molti attori finanziari/assicurativi che piazzavano sul mercato fondi pensione... come dire "carissimi".... In quel paese l'azione della legge pare sia stata esemplare.
Bisogna vedere cosa succederà da noi per garantire i lavoratori.