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Servizi Sociali e Giudice a protezione del minore

adolescenza02.gifAvv. Giovanna Chiara

Nella società moderna emerge sempre di più sensibilità verso i bisogni del bambino, nella consapevolezza che nell'infanzia si determinano le strutture della personalità.
Non basta che i genitori abbiano un rapporto affettivo intenso con i loro figli, devono essere capaci di farli crescere armoniosamente: ai genitori è richiesto un dovere di comprensione e di competenza per quelli che sono le particolari necessità dei bambini.

Una nuova visione dell'infanzia che si sviluppa sulla spinta delle istanze delle donne di "parità di diritti" e di "autoderminazione" nella scelta della maternità, contrastando il potere patriarcale. La famiglia non è più "un'isola che il diritto lambisce", come diceva un insigne giurista (governata dal padre), ma si è sviluppato nel diritto moderno, in ambito amministrativo, civile e penale un sempre più ampio intervento dello Stato nella famiglia a protezione dei diritti dei più deboli: i bambini e le donne.

 

Accanto al tradizionale diritto di famiglia, che regola il matrimonio, la filiazione e gli aspetti economici della convivenza familiare, è sorto un nuovo diritto, il "diritto minorile".

Il cardine è rappresentato dal' "interesse del fanciullo", come recitano le convenzioni internazionali: ogni decisione degli adulti che riguarda il bambino o l'adolescente, deve essere ispirata dalla realizzazione del suo "benessere", indirizzata alla sua crescita armonica.

Anche per la legge italiana, proteggere l' "interesse del minore" vuol dire assicurare alla persona bambino, comunque nato, legittimo o illegittimo, una serie di diritti personali/relazionali, che colgono la dimensione affettiva ed educativa dei diritti della personalità.

Sono i genitori, innanzitutto che devono realizzare l' "interesse del minore".

Il codice civile dice che è obbligo dei genitori "mantenere istruire ed educare la prole, tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali, delle aspirazioni dei figli" (art. 147).

Quindi, il bambino ha diritto a genitori che lo accolgano quando nasce e lo amino, che lo accudiscano e tutelino la sua crescita, che lo mantengano e gli diano una istruzione per avviarlo all'autonomia.

Non è più necessario, per la legge, che la famiglia del minore sia quella legittima, fondata sul matrimonio. I genitori naturali hanno verso il figlio gli stessi obblighi stabiliti per i genitori legittimi. O meglio, ogni genitore deve accudire il suo bambino, non importa se è sposato o meno.

E se un bambino è abbandonato, maltrattato o trascurato dai suoi genitori, è la legge che stabilisce come e chi deve occuparsi di lui. La Costituzione dice che lo Stato deve provvedere a che i compiti genitoriali siano assolti (art. 30)

E' lo Stato, quindi, che ha il compito di controllare che si realizzi il diritto della persona bambino a crescere armoniosamente, intervenendo a protezione del minore, con i suoi i suoi organi amministrativi (servizi sociali) ovvero giudiziari (giudici), quando questo diritto viene violato.

I "servizi sociali" che si occupano dei minori, che lo Stato Italiano ha organizzato e riorganizzato con le varie riforme dell'assistenza e della sanità (quei servizi che, una volta, si occupavano solo di aiuto ai bisognosi, in concorso con le organizzazione di assistenza e beneficienza), hanno allargato la loro sfera di influenza. Hanno assunto una funzione complessa che comprende non solo il sostegno materiale, ma allarga le sue competenze verso la comprensione dei bisogni psicologici e relazionali del minore nel contesto in cui vive, intervenendo adeguatamente se è pregiudicata la sua crescita.

E i servizi sociali dovrebbero avere la capacità di individuare, nella complessità dei rapporti sociali, ove convivono culture differenti, sacche di emarginazione e di povertà, innanzitutto le risorse e le solidarietà che si possono attivare nell'ambito familiare e nel contesto in cui vive il minore, segnalando al Tribunale se vi sono pregiudizi alla crescita del bambino così gravi da dover prendere provvedimenti nei confronti di genitori inadeguati.

Certo è che agli operatori sociali si richiedono elevatissime capacità professionali, oltre che adeguate risorse.

E' vero che è solo il giudice a decidere i provvedimenti che devono essere presi, ma è anche vero che sono i servizi che forniscono gli elementi di fatto su cui si fonda il convincimento del Giudice.

Con la conseguenza che i servizi sociali sono sempre meno il riferimento di "aiuto" per i genitori e per i bambini che si trovano in difficoltà, ma assumono sempre di più la funzione di dare al Giudice la diagnosi, la prognosi, ed il "progetto" che ritengono utili a favore del minore: genitori e figli rischiano di trovarsi "oggetto" di un procedimento che viene discusso tra giudice e servizi, sulla loro pelle.

Senza dire che un altro compito dei servizi, può essere quello di mettere in esecuzione il provvedimento del giudice, per esempio, di allontamento del bambino dai genitori.

E' questa complessità dell'operare dei servizi che spaventa.

Capita che la stampa e i mass media diano risonanza a casi in cui servizi sociali e giudici minorili portano via i bambini dai loro genitori.

Purtroppo, la superficialità di certe notizie non dà conto della complessità di certe situazioni.

La società civile deve adoprarsi innanzitutto perché i genitori siano informati e consapevoli dei loro importanti obblighi materiali morali ed educativi verso i figli; che i servizi abbiano le risorse e le professionalità per adempire ai loro compiti tanto complessi quanto delicati, ma anche che il "processo" che tutela l'interesse dei minori davanti al Giudice si svolga con adeguati strumenti di garanzia di tutela sia dei diritti dei bambini che dei diritti dei genitori.

Ma il nostro legislatore è in altre faccende affaccendato.

La legge che dovrebbe garantire il giusto processo minorile risale al 2001, continua ad essere prorogata nella sua entrata in vigore, perché mancano le risorse economiche. Mentre molte, troppe, le risorse vengono sprecate per interventi parcellizzati e disorganizzati, a pioggia, dietro pressioni contingenti.

Avv. Giovanna Chiara