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Hysteria

Recensione di: Roberta Daniela Mombelli

Accade di rado che un film abbia la capacità di affrontare temi importanti per le donne con intelligente profondità e garbata ironia. Sembra un caso ma nell’impresa è riuscita una donna: la giovane regista americana, Tanya Wexler, che ha firmato un godibilissimo e attualissimo film ambientato nella Londra del 1880: Hysteria.

Il valore aggiunto del film sta anche, com’è suggerito in apertura dalla didascalia, che la storia che si racconta è basata su fatti realmente accaduti.

 

Con i toni lievi della commedia si narra come un giovane e brillante dottore in cerca di occupazione la trovi presso uno studio medico specializzato nel trattamento dell’isteria femminile.
Nella puritana Londra vittoriana sotto l’etichetta “isteria” erano fatti confluire i più diversi disturbi presentanti dalle donne (dalla depressione, all’irritabilità, all’ansia ecc.). La cura che si praticava nello studio era quella di un massaggio vaginale allo scopo di provocare un "parossismo", che oggi chiameremo semplicemente con il proprio nome: orgasmo.

Il giovane dottor Mortimer Granville pratica con sempre maggior successo, e gradimento delle pazienti, la terapia tanto da procurarsi frequenti crampi alla mano. Tali da farlo licenziare dall’anziano medico titolare dello studio. Così con l’aiuto di un amico inventore decide di utilizzare un rudimentale catturapolvere, privarlo delle piume e usarlo per dispensare il “terapeutico massaggio” alle donne. Da qui la diffusione dell’odierno vibratore, che come ci informa alla fine il film, è oggi il sex toy più diffuso e venduto al mondo.

Questa è, semplificando, la struttura del film. Ma dove si intrecciano, con leggerezza mai volgare, diverse ed importanti tematiche care alle donne. Un film dove si sorride e si riflette. Sui notevoli passi fatti nella medicina (il film ci ricorda che la diagnosi di isteria fu definitivamente abbandonata nel 1952) e nel riconoscimento della dignità e valore delle donne.

Oggi le donne possono studiare, laurearsi e praticare da protagoniste la medicina. Ed anche socialmente sembra che oggi possano vivere la propria sessualità da protagoniste. Anche se la pratica clinica continua a mostrare come ancora la sessualità femminile sia spesso subordinata al piacere e ai tempi di quella maschile. Per questo il film, oltre che godibile e ben ricostruito, risulta  utile e liberatorio: nel aver saputo portare a conoscenza del grosso pubblico, attraverso la storia di un invenzione, la centralità di una sessualità consapevole e autopromossa come veicolo di benessere e serenità per l’intera persona.