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L'amore al tempo del colera

Recensione di: Gabriella Parca

Peccato! Peccato che una storia d’amore oltre i limiti, raccontata con passione da Garcia Màrquez nel suo romanzo “L’amore ai tempi del colera” , sia diventata sullo schermo, nel film omonimo di Mike Newell, qualcosa di freddo e di poco convincente.

Già, perché la storia comincia, come molte altre, con un innamoramento a prima vista tra due adolescenti, a Cartagena, nella Colombia di fine Ottocento. Ma un padre-padrone mercante di muli, che ha tutt’altro progetto per la bella figlia Fermina (Giovanna Mezzogiorno), prima cerca di ostacolare l’idillio sul nascere, poi, visto che non ci riesce, allontana la ragazza. Ma la distanza non fa che rafforzare i sentimenti, finché con un totale atto d’imperio viene imposto il matrimonio con un altro uomo, un importante medico che cura l’epidemia di colera, abbattutasi sul paese.

La terribile malattia è sullo sfondo, non si sente e non si vede. Quel che si vede, invece, è la disperazione del giovane innamorato, Florentino, che non si rassegna a perdere l’oggetto del suo amore. Un amore che durerà tutta la vita. Durante la quale però lui non rinuncerà ai cosiddetti “piaceri della carne”: pur non sposandosi mai, la sua ossessione amorosa va di pari passo con quella per il sesso, tanto che annoterà pignolescamente nel suo diario di aver avuto rapporti con oltre seicento donne…

E anche quando sa della morte del marito della sua adorata, dove si può trovare questo insaziabile Casanova se non a letto con una giovanissima amante? Questo però non gli impedisce di correre subito da Lei, e dopo i funerali, rinnovarle la sua dichiarazione d’amore e chiederla in moglie.

Fermina in un primo momento lo scaccia, ma poi ci ripensa. In fondo non è stata felice con suo marito, il celebre dottore, che pure l’ha molto amata. Perché non riprovarci con l’antica fiamma, che dice di averla attesa per 53 anni 7 mesi e 11 giorni? In fondo hanno solo poco più di settant’anni ciascuno, e tutta una vita davanti a loro.

Detto così potrebbe sembrare quasi un film comico. Invece avrebbe potuto essere una originale storia d’amore, anche tenendo conto di quel che dice Freud: molti uomini amano donne con le quali non fanno l’amore, e fanno l’amore con donne che non amano. Inoltre il film ci mostra paesaggi mozzafiato e una fotografia davvero straordinaria. Solo che manca l’anima.