Seguendo la scia di una lunga tradizione letteraria d'autore, trova i suoi padri in Carlo levi ed Ernesto De Martino, ma anche in Salvatore Niffoi.
Vinicio Capossela affrancato il passo all'interno di questo solco narrativo, porta il lettore alla scoperta delle radici ancestrali atraverso un viaggio sonoro non facile, ostico a tratti, profondamete visionario com'è la sua opera musicale "Marinai, Profeti e Balene".
E' un racconto senza apparente inizio nè fine. Un canto continuo dove il lettore si trova ad ascoltare storie di personaggi improbabili narrate con il linguaggio della tradizione orale.
Accordato lìorecchio al ritmo delle parole dette, urlate e sussurrate andiamo incontro al senso di appartenenz che terre e territori abbandonati sanno restituire l viandante alla ricerca di una propria identità.
Ci accoglie un dialetto a cavallo tra il lessico famigliare e il dialetto irpno, ci stordiscono gli "stortinomi", il clacson del Leone delle strade, i canti dello "uccidipuorco", il ricreo egli sponzali ma anche le creature della Cupa, la fonte dei Tauri, la casa dell'Eco e la trebbiatrice volante.
Ci rinfrancano tre semplici domande: "Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?"
E' questo mantra che apre alla galleria dei personaggi quali Mandarino "pascitore di uomini", la Marescialla, Testadiuccello, la Totara, le Masciare, Pacchi Pacchi, Micalina.
Ognuno/a ragguaglia il viandante secondo le proprie verità custodite, patrimonio di una saggezza fuori dalla Storia.
Saggezza ormai dispersa tra le nuvole, nei meriggi, tra i boschi sotto la luna, accompagnata dall'abbaiare dei cani, lontana dal clangore cittadino.