Sa descrivere lo stupore della carne, da quello dei sensi dando voce alle emozioni che la attraversano sia d’adulta che da giovane. L’”Io” narrante del racconto si presenta descrivendo il proprio lavoro, ed il motivo per cui si trova a servire ai tavoli di una rosticceria in zona multietnica. Poche righe semplici immediate come la prima inquadratura di un film. E’ la scelta della parola “IO” a costruire in breve tempo la sensazione di avere a che fare con una narrazione cinematografica e non letteraria.
E’ la dichiarazione: “ Io servo ai tavoli del grill di Hassan, ci vengo i periodi che sono a corto di soldi ……” che getta nella storia. Sarà questo “io narrante” alcune pagine dopo a svelare il nome: Betti. Apprenderemo, poi, che Betti è divorziata da sette mesi,vive a Parigi e nel suo scarpinare tra i tavoli di formica, nel suo allungare i piatti ai clienti, non può fare a meno di incrociare gli sguardi di un giovane algerino Suleiman. Professore in un liceo di periferia, mussulmano praticante, tenacemente depresso. Ognuno è confinato nel proprio mondo e nella solitudine.
Sono occhiate di sfuggita quelle che si scambiano anche se sembrano promettere che prima o poi uno dei due troverà il coraggio o l’opportunità di fare il primo passo L’incontro in un luogo fuori programma permetterà a Suleiman d’invitare Betti a casa sua. All’inizio della relazione tutto ruoterà attorno all’incontrollabile desiderio di Betti di soggiacere alle richieste erotiche dell’uomo, spesso al limite della violenza ma molto eccitanti, poi le accadrà di percepire qualcosa dentro di lei che la costringerà a guardare in faccia al trauma della sua adolescenza. Trauma legato alla sua prima storia d’amore: Betti scopre di non essere stata più capace di pretendere dalla vita, dall’amore e dagli uomini qualcosa di meglio. Sarà con Suleiman, un uomo così diverso che tutto può ricominciare?