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Femminismo e movimenti femminili nei partiti politici in Italia - 13

PARTE TERZA - IL MOVIMENTO FEMMINISTA DEGLI ANNI SESSANTA

Capitolo 3 - Gli angeli del ciclostile

LAURA

La contestazione degli studenti non si é incontrata con i partiti della sinistra italiani che tacciavano i leader studenteschi (l’assemblearismo aveva creato i suoi leader), di essere in realtà semplicemente dei radicali borghesi individualisti. Men che mai si sono incontrati con gli altri partiti.

C’erano anche le studentesse, la maggior parte marginalizzate in ruoli di supporto logistico a preparare e diffondere i ciclostilati, insofferenti a questo ruolo polemicamente si auto-definivano “gli angeli del ciclostile”, visto che le loro mamme e le loro nonne, erano definite “angeli del focolare”.
C’è chi dice che nel “movimento studentesco” era il femminismo a lanciare i messaggi più rivoluzionari che riguardava il rapporto tra i sessi.

Era nel Movimento femminista la vera rivolta contro i “valori” fondanti della famiglia patriarcale gerarchicamente organizzata, dove per millenni le donne dovevano apparire sottomesse, etichettate e definite dalla società maschilista come “vergini” da sposare e rendere madri legittime, ovvero “puttane” di vario rango, con un certo fascino per la clientela maschile.

Questa libertà sessuale ricercata nel movimento studentesco, teorizzata dal movimento femminista che rivendicava anche per le donne il piacere sessuale, distinto dal dovere o dalla eventualità della procreazione, trovava in realtà abbastanza sprovvedute le ragazze rispetto all’aggressività dei loro compagni, alimentata dalla cultura maschile consolidata nei millenni. Claudia, che si era laureata in legge nel 1969, ricorda che i compagni, che magari frequentavano prostitute, irridevano la loro ritrosia a concedersi come tradimento al femminismo professato.

LUCIA aggiunge: Negli anni settanta sfilavano nei cortei del movimento femminista. Tante giovani dalle lunghe e variopinte sottane, gli zoccoli ai piedi. Questi cortei non avevano nulla a che fare con quelli degli studenti che con varie sigle - Movimento Studentesco, Servire il Popolo, Autonomia Operaia, Avanguardia Operaia, Potere Operaio, in contrapposizione con i picchiatori fascisti dell' Movimento Sociale Italiano - mettevano le premesse al terrorismo.

Il Movimento femminista, nelle sue varie manifestazioni, spesso non collegate tra loro ed in competizione culturale, si ispirava alle elaborazioni dei gruppi di studio e di ricerche che si consolidavano nei collettivi.

Produceva elaborazione storiche sociologiche psicologiche sulla situazione delle donne nel passato e nel presente. Non si poneva il problema di organizzarsi per accedere al “potere”: si presentava piuttosto come una “filosofia” che spesso usava un linguaggio complicato: al fondo esprimeva una aspirazione di libertà e di pace che si calava direttamente nel cuore delle donne.

Studiava la situazione delle donne nelle civiltà antiche e nella mitologia, e propugnava la libertà di scelta delle donne nella sessualità e nella scelta della maternità.

La parte più strutturata era il "Movimento di Liberazione della Donna", vicino al Partito radicale, che si è adoprato per raccogliere le firme di una proposta di legge sulla liberalizzazione di anticoncezionali e depenalizzazione dell’aborto.

Il Movimento, nelle sue diverse sfaccettature, proponeva ai partiti riforme sconvolgenti; si incontrava con le donne di partiti per discutere sulle interconnessioni tra realtà economiche, sociali, dimostrando che il potere non opera soltanto attraverso la coercizione delle leggi maschiliste, ma anche attraverso le relazioni strutturate o violente della produzione e della riproduzione (anche dei figli).

Nei governi al potere e nei centri di creazione della ricchezza le persone sono definite nel confini dei diritti dei doveri a seconda del sesso cui appartengono. La contestazione studentesca è stata una “rivoluzione” mancata che si è conclusa alla gattopardo per i “leader” che si sono “istituzionalizzati”, confluendo nei partiti più o meno progressisti.

Alcuni dei contestatori si sono dedicati al volontariato, altri all’ecologia, ma in Italia non è nato un partito dei verdi organizzato.

Una minoranza di contestatori violenti hanno continuato a teorizzare la violenza.

La massa dei contestatori che andavano in piazza è tornata alla routine quotidiana con nel cuore il sogno svanito di modificare i rapporti di potere nella società.

Anche le femministe, in gran parte, dopo aver partecipato ai cortei, tornavano alle loro famiglie ma non abbandonavano i loro studi.

Ripercorrendo quello che è stato scritto e registrato nei vari collettivi e si trova ancora nelle varie biblioteche delle donne, ci troviamo di fronte a elaborazioni storiche, politiche, economiche che costituiscono la base di una importante analisi tesa a modificare significativamente i rapporti di potere a partire dall’interno delle famiglie.

Una analisi che inizia dal privato, fondata su quella che si chiamava la “liberazione sessuale” ormai consentita dal progresso delle conoscenze mediche e psicologiche.