ELENA
La crisi dei partiti, era da tempo latente nell’ “ammucchiata”, come diceva Pannella.
Ricordiamo a tutte noi, che scoppia nel 1992, quando Mario Chiesa, presidente dell'Ipab “Pio Albergo Trivulzio” di Milano, viene arrestato in flagranza di reato, colto a ritirare “la mazzetta” per l’appalto delle pulizie.
Ma che cosa sono le IPAB? Ester ci rammenta che sono le “Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza” che svolgono attività di assistenza particolarmente per gli anziani. Ricorda Marisa Galli, che era stata suora, parlamentare radicale, protagonista del dissenso cattolico "estremo" negli anni settanta, che aveva fatto una indagine su queste strutture.
Era emerso che il loro patrimonio poteva essere valutato trenta/quarantamila miliardi di lire, derivante da lasciti e donazioni alla Chiesa, gestiti sotto il controllo dello Stato, per una
legge risalente al 1890, all’indomani dell’unità d’Italia, adesso sotto il controllo delle Regioni. C’è chi insinua che essendo la dirigenza di nomina politica, le IPAB sono divenute carrozzoni di clientelismo usate sia come serbatoio di voti che di clientele per soddisfare “lobby” politiche, economiche e finanziarie.
E sono politiche anche le nomine dei consigli di amministrazione di banche e di enti a partecipazione statale, dei responsabili di strutture sanitarie, e così via.
Alcuni gruppi femministi hanno rivendicato per le donne le nomine politiche, a livello nazionale e locale.
Nella realtà, le donne che hanno ruolo nelle professioni e nei partiti non sono escluse da tali nomine, ovviamente se riescono a farsi valere attraverso i sistemi del partito e della politica in generale. Ma, come in tutte le “carriere” è limitato il numero delle donne nominate comunque, non rappresentano il movimento, ma la loro appartenenza a determinate realtà che contano, come per gli uomini.
Dopo la stagione delle leggi degli anni settanta/ottanta, il Movimento non appare più sulle piazze. Donne in carriera, al sud come al nord, fanno parte del “sistema”.
Però, sono entrate numerose nelle Università. Sul modello europeo, anche in Italia fioriscono gli studi delle donne (Women’s and Gender Studies - W&GS) poco noti al grande pubblico. Da questi studi emergono riflessioni importanti attraverso percorsi didattici originali. Un patrimonio culturale che si è sviluppato al sud come al nord: a Napoli l’Archivio delle Donne dell’Istituto Universitario Orientale e il Dottorato in Storia "Storia della famiglia e della identità di genere" a Lecce, il Centro Studi "Osservatorio Donna", all’ università degli Studi della Calabria, il Centro Interdipartimentale di Women’s Studies "Milly Villa", alla Sapienza di Roma il Dottorato di Ricerca in Storia delle Scritture Femminili, all’Università degli Studi di Padova. Il Seminario Interfacoltà "Studi delle donne. Corpo e lavoro", per fare alcuni esempi.
Sono attivi centri di documentazione della storia delle donne a Milano, a Bologna, a Firenze, a Torino, quasi in ogni città.
Sono attivi centri di documentazione della storia delle donne a Milano, a Bologna, a Firenze, a Torino, quasi in ogni città.
Con un pallido, ma esistente riflesso, nella politica pur nella “gestione” del potere tra i partiti che continuano ad esserne protagonisti, Comunque, nelle vicende di tangentopoli, quello che appare è la corruzione nelle istituzioni, impersonate da molti uomini e poche donne.
Il “Movimento” appartiene ad altra dimensione.
Per capire meglio la genesi e lo svolgimento della stagione di “mani pulite” si ritiene utile sinteticamente di ricostruire i rapporti tra i poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, prefigurati nella Costituzione, e le tensioni nascoste già prima di tangentopoli.