Il violento terremoto che ha colpito Haiti il 12 gennaio 2010 ha causato piu’ di un milione di sfollati (su un totale di10 milioni di abitanti) che hanno trovato rifugio in ripari provvisori (di tende o teli di plastica) occupando strade, parchi pubblici e terreni liberi principalmente della capitale Port au Prince. A piu' di un anno dal terremoto piu' di 600.000 persone sono ancora sotto queste tende.
Il terremoto con 222,650 morti e 310,930 feriti, ha portato come conseguenza importanti cambiamenti sulle strutture sociali e alla disgregazione di molti nuclei famigliari di cui i bambini e le donne sono stati le maggiori vittime di un quadro che gia di per se’ non era semplice. Ma il terremoto, nella sua problematicita’ estrema, ha anche avuto i suoi effetti relativamente positivi, contribuendo a una maggiore attenzione da parte della comunita internazionale su un paese che già prima presentava enormi problemi. Nell’ultimo anno centinaia di organizzazioni internazionali si sono riversate nel paese e anche se talvolta in maniera un po’ disordinata hanno contribuito enormemente al miglioramento di molti settori in cui il governo ha una debole copertura (sanitario, educativo, acqua potabile, ingegneristico, etc). Resta pero’ l’imperativo da parte di queste organizzazioni di rafforzare le strutture statali gia presenti piuttosto che sostituirsi ad esse in modo da portare un servizio piu duraturo
La situazione delle donne ad Haiti, gia problematica prima del terremoto e’ peggiorata con il fenomeno delle tendopoli e dei ripari di fortuna, e la conseguente sparizione delle barriere domestiche ‘protettive’. Con il sisma molte donne hanno perso la casa e sono costrette a vivere in tende o ripari di fortuna. Molte di loro hanno anche perso il marito, fratello e figlio e non hanno piu delle figure maschili al loro fianco che le proteggano nelle tendopoli dove regna la promiscuita’. Senza ne’ illuminazione ne’ sicurezza i campi diventano particolarmente pericolosi dopo il tramonto. Le aggressioni sessuali si ripetono quotidianamente e raramente sono segnalate a causa della vergogna che provano le vittime, la paura di essere stigmatizzate o di subire rappresaglie dagli aggressori.
I casi di violenze sessuali sono quindi aumentati considerevolmente in un quadro giuridico che gia di per se’ tutela ben poco le vittime: non esiste ancora una legge specifica relativa alla violenza verso le donne (e’ solo dal 2005 che un decreto da’ al codice penale uno statuto di crimine agli stupri ma non e’ ancora stato adottato in Parlamento) e gli abusi sessuali tra coniugi non sono ancora riconosciuti come forma di violenza (oltre al fatto che l’aborto e’ vietato anche in caso di stupro).
Nonostante questo quadro poco confortante, ad Haiti esiste gia un associazionismo femminile che va solo rafforzato. Gia dagli anni ’30 sono nate le prime organizzazioni femministe haitiane, e dal 2003 esiste la Concertazione Nazionale contro le violenze specifiche alle donne, un’associazione a scopo non lucrativo che coinvolge i ministeri, le organizzazioni della societa’ civile et diverse organizzazioni internazionali.
Come risposta alla vulnerabilita’ femminile nei campi, medici e infermieri di diverse organizzazioni passano regolarmente a fare visite gratuite e a distribuire medicinali. Queste visite sono accompagnate da regolari sessioni di formazione e sensibilizzazione per incrementare nella popolazione (maschile e femminile) informazione e consapevolezza, già di per se strumenti importanti di protezione.
Anna Giolitto