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Come il lavoro psicoterapico risente della crisi economico/sociale

di: Dott.ssa Teresa Pallucchini

Un libro scritto qualche anno fa da uno psicoterapeuta di origine tedesca ed uno di origine argentina (Schmit  e Benasayag  “L’epoca delle passioni tristi”  U.E.Feltrinelli)  mi è sembrato estremamente attuale oggi, dove la depressione sociale causata da seri problemi economici pone le persone in una situazione di fragilità.

Come la crisi monetaria e la situazione politica può portare le persone alla sensazione della catastrofe ? Dicono  gli autori “ la minaccia è iatrogena, tende a rompere tutti i legami tra le persone sul nostro stato di salute”.

Come il senso di depressione che respiriamo ogni giorno-licenziamenti/ disoccupazione/ fragilità del contratto di lavoro ecc- può entrare nella nostra area psicologica? Se nel nostro lavoro si parlava di predominanza dell’intrapsichico,oggi dobbiamo dare spazio alla realtà esterna.

Quello che ci circonda presentato come realtà irreversibile, come minaccia ed instabilità per i giovani e per le persone espulse dal mondo lavorativo, non può non incidere nella sfera psicologica. Dicono gli autori :“La crisi individuale, psicologica, risulterebbe iscritta in una crisi più generale… in quanto clinici dobbiamo riflettere su questo nuovo disagio che è fonte di molta sofferenza …dobbiamo discernere meglio le fonti del malessere in cui viviamo noi e i pazienti con le loro famiglia …”. 

Cosa connota questa crisi: da una parte la mancanza ormai  generalizzata di un principio di autorità, dall’altra una incerta prospettiva per il futuro ( da futuro- promessa a futuro-minaccia). Una vasta letteratura ci presenta l’adolescenza prolungata  focalizzata su  aspetti  fortemente ansiogeni.

Cosa è cambiato nel modo di educare i figli? Il senso della minaccia ha ormai spodestato il senso del “desiderio” nella educazione, senso  che dobbiamo invece recuperare nel rapporto con i pazienti. Dunque il problema centrale che pone questo libro è: quali sono i limiti tra una società in crisi e un individuo in crisi.

Gli autori parlano di una direzione della cura per lo psicoterapeuta, cioè non avere formule,  ma bisogna  accostarsi agli adolescenti ed alle loro famiglie considerando i profondi cambiamenti sociali. Gli autori  ricordano come nella Germania nazista degli anni ’30 si afferma in modo paranoico la necessità di difendersi, nella nostra società spesso è l’altro- il diverso da noi, il pazzo, il rom- che ci spaventa e noi dobbiamo lavorare per aiutare le persone a uscire da questo tunnel.