ELENA
Nei partiti si formavano sezioni giovanili ma anche sezioni femminili che operavano con l’Udi e con il Cif. Campo privilegiato l'assistenza e la solidarietà.
Questo non deve portare a sottovalutare la capacità personale ed organizzativa delle donne, che hanno saputo dare al loro operare una valenza "politica" di non poco conto, aprendo la strada ad un riconoscimento delle problematiche femminili nella "sfera pubblica".
Per le cattoliche, l'ambito assistenziale restava uno spazio riconducibile al sommo valore della "carità". Invece, le donne dell'UDI non avevano la "carità" nel loro patrimonio ideologico, improntavano gli interventi assistenziali al sistema dei diritti.
In entrambi gli schieramenti, tuttavia, le donne che facevano politica rifuggivano dalla considerazione e dalla elaborazione dei concetti della differenza di genere, ritenendosi intellettualmente pari agli uomini. Allora non si poteva ancora parlare di sessualità.
Quando la senatrice socialista Lina Merlin, spinta dal suo personale ribrezzo verso la sessualità maschile che si esprimeva nei bordelli organizzati dallo Stato, si è messa in prima linea nella coraggiosa battaglia per l'abolizione delle “case di tolleranza”, non ha avuto la solidarietà pubblica delle "compagne" di base. L'argomento era ritenuto troppo scabroso per essere dibattuto da "donne per bene".
Rossella che viene da Torino dove era operaia alla Fiat, aveva collaborato ad una ricerca sulle donne nei partiti, pubblicata da Franco Angeli: in questa ricerca emerge a questo proposito, che la Merlin è stata lasciata sola in quella battaglia proprio dalle compagne socialiste. Difatti, nei documenti dell'epoca non si registra alcun commento su questo argomento. Nei verbali delle riunioni delle donne del suo partito non c’è traccia di discussione su questa legge, come se le compagne socialiste non potessero/volessero immischiarsi in argomenti che implicavano comportamenti sessuali.
Pochi ricordano che comunque l’abolizione la prostituzione di Stato era sollecitata dalla nascente Organizzazione delle Nazioni Unite.
Nel primo dopoguerra, comunque, c’era da far fronte alla distruzione, allo smembramento delle famiglie, trovare messi di sussistenza contrastando il mercato nero.
Le donne dei partiti si adopravano per coordinare la mobilitazione femminile all’assistenza e alla raccolta di denaro per sostenere bambini anziani reduci promuovendo l’apertura di asili e scuole e colonie.
Poi, con la guerra fredda, la mobilitazione femminile è stata indirizzata da queste associazione collaterali ai partiti verso fini politici più ampi: le donne dell'UDI, si mobilitavano della lotta per la pace. Il CIF, allineato alla propaganda della DC, mirava a garantire la sicurezza internazionale dal pericolo comunista.
Un discorso a parte è quello del “Movimento Sociale” che si presentava sulla scena politica del dopo-guerra come erede del partito fascista, ai margini della legalità.
La sua struttura restava rigidamente maschilista. Le poche donne che vi partecipavano, come del resto gli uomini che seguivano quella ideologia, non hanno mai ritenuto realizzabile l'uguaglianza, non tanto tra i sessi, ma soprattutto tra le persone, per la differenza di risorse intellettuali etiche ed economiche, che definiscono qualcuno come superiore agli altri.